"Il crocifisso e le radici cristiane
«Non chi dice “Signore, Signore” entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre» (Vangelo di Matteo 7, 21).Non chi appende un crocifisso a un muro si dimostra fedele alle radici cristiane, ma chi mette in pratica le parole di Cristo: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ero straniero e mi avete accolto, ero in carcere e siete venuti a trovarmi».
Coloro che più si indignano per la sentenza della Corte di Strasburgo sono gli stessi che esaltano la “cattiveria” come un valore positivo, approvano leggi persecutorie contro i poveri e gli stranieri, alimentano la paura e l’odio per il diverso.
La loro politica rischia di estirpare dal sentire comune quel messaggio, condivisibile anche dai non credenti, che costituisce il contributo più importante del cristianesimo alla nostra civiltà: l’affermazione del valore e della dignità di ogni persona, anche di chi non conta nulla nella società.
Ciò che nega le radici cristiane non è un pezzo di legno rimosso da una parete: sono i profughi respinti in mare, i lavoratori sfruttati, i migranti colpiti dal reato di clandestinità, i rom schedati, i carcerati picchiati a morte o costretti a condizioni disumane di detenzione.
Le radici cristiane vengono tradite nel momento in cui respingiamo come rifiuti coloro con i quali Cristo identificò se stesso: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me».
Roberto Blanco"
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